ZOLDO ALTO. Silenzio. Non si parla con nessuno, fino a quando le indagini sulla caduta dell’aereo F-16 Usa non saranno finite. La richiesta dei carabinieri e degli americani è stata tassativa. Mirko De Fanti, l’uomo che ha incontrato il pilota statunitense sulla strada tra Dont e Forno di Zoldo non è autorizzato a rilasciare dichiarazioni, a fornire dettagli sulle condizioni del top gun, che si è salvato catapultandosi fuori dalla cabina del suo velivolo, poco prima che questo si schiantasse in Val di Zoldo. Probabilmente per un’avaria: «Mi dispiace, ma non posso dire nulla - dice De Fanti - ho anche firmato dei documenti, in cui mi prendo l’impegno di non rivelare nulla e non intendo rimangiarmi la parola. Fino a quando chi di dovere non avrà portato a termine il suo lavoro, non sono autorizzato a parlare di questa storia. Scusatemi».
Impossibile sapere nome, cognome e salute del pilota, anche se di problemi grossi non ce ne dovrebbero essere. Si sa soltanto, ma non perché lo rivela De Fanti, che l’uomo è stato precauzionalmente trasportato all’ospedale di Belluno, dove gli sono state prestate le eventuali cure del caso. Gli altri velivoli che stavano partecipando all’esercitazione non sono rimasti coinvolti nell’incidente e sono stati gli stessi colleghi del pilota a lanciare l’allarme utile a localizzare in breve tempo la zona dell’incidente. All’aeroporto di Aviano, il comando italiano e quello americano stanno mettendo insieme tutte le informazioni necessarie a fare luce sulla dinamica.
Gigi Sosso |
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