Storia// Gli Anni '70 & '80
Complessivamente, dunque, è un bilancio positivo quello che accompagna lo Sci Club Val Zoldana verso gli anni Serranti una base solida, una struttura affidabile, significativi risultai proficui contatti con le realtà circostanti. Insomma, ci si poteva a tendere che le novità che andavano affacciandosi all'orizzonte non avrebbero comportato particolari problemi per un sodalizio di così solida tradizione. Ma invece all'interno dello Sci Club prendono forma due diverse ipotesi operative.
Da una parte, e questo è il proponimento di larga parte dello staff dirigenziale uscito allo scoperto dopo la riunificazione del 1958, si punta a conservare intatta la fedeltà allo statuto faticosamente elaborato alla fine degli anni Cinquanta: dall'altra si punta a una concentrazione degli sforzi su un numero più limitato di obiettivi, ritenendo che questo avrebbe aumentato la forza d'urto del sodalizio. Indubbiamente, entrambe le posizioni presentati elementi positivi, ma prestano anche il fianco a critiche.
A giudizio di una parte dei soci, la riproposizione fedele di quanto aveva costituito il motore della crescita fin dall'inizio degli anni Sessanta pare troppo limitativa. D'altra parte, la scelta di rinunciare a una sorta di ecumenicità degli interventi a favore di una loro concentrazione comporta il progressivo distacco dalla vita attiva del Club di coloro che al sodalizio hanno dedicato tanto tempo ed entusiasmo.
In queste condizioni, diventa decisamente improbabile un avvenimento come quello che si era verificato nel 1960, un vero e proprio blitz realizzato alla vigilia dell'appuntamento di Squaw Valley.
Gli atleti della squadra azzuri stavano completando la loro preparazione sulle nevi di Sappada e gli Zoldani riuscirono a portare in valle questi protagonisti. Le foto dell'epoca testimoniano l'interesse e la partecipazione della popolazione: le strade si erano trasformate in una sorta di stadio dove tributare il proprio calore a quanti si apprestavano a difendere i colori dell'Italia all'olimpiade.
All'interno dello Sci Club intanto è sempre viva la questione sci nordico/sci alpino, e mentre alcuni sostengono la necessità di spingere per la costruzione di anelli per il fondo, altri sentono l'esigenza di insistere con decisione sull'alpino, realizzando i necessari impianti per collegamento con le valli vicine: prese di posizione diverse si vengono anche assumendo nei confronti del problema dell'impiantistica e del'organizzazione delle gare.
Da queste due diverse programmazioni del futuro prossimo e a medio termine della vita del sodalizio, conseguono anche due distinte impostazioni dell'attività organizzativa: da un lato la ricerca dell'assegnazione di prove zonali o nazionali di fondo, dall'altra la disponibilità ad ospitare i Club della pianura, oltre che la volontà di organizzare manifestazioni internazionali prestigiose.
La storia dice che hanno finito col realizzarsi, sia pure in tempi successi entrambe le proposte.
(tratto dal libro "Con Gli Sci in testa - un secolo di Storia dello sci in Val di Zoldo" a cura di Silvano Cavallet e Paolo Lazzarin, ©1997 Sci Club ValZoldana)
Da una parte, e questo è il proponimento di larga parte dello staff dirigenziale uscito allo scoperto dopo la riunificazione del 1958, si punta a conservare intatta la fedeltà allo statuto faticosamente elaborato alla fine degli anni Cinquanta: dall'altra si punta a una concentrazione degli sforzi su un numero più limitato di obiettivi, ritenendo che questo avrebbe aumentato la forza d'urto del sodalizio. Indubbiamente, entrambe le posizioni presentati elementi positivi, ma prestano anche il fianco a critiche.
A giudizio di una parte dei soci, la riproposizione fedele di quanto aveva costituito il motore della crescita fin dall'inizio degli anni Sessanta pare troppo limitativa. D'altra parte, la scelta di rinunciare a una sorta di ecumenicità degli interventi a favore di una loro concentrazione comporta il progressivo distacco dalla vita attiva del Club di coloro che al sodalizio hanno dedicato tanto tempo ed entusiasmo.
In queste condizioni, diventa decisamente improbabile un avvenimento come quello che si era verificato nel 1960, un vero e proprio blitz realizzato alla vigilia dell'appuntamento di Squaw Valley.
Gli atleti della squadra azzuri stavano completando la loro preparazione sulle nevi di Sappada e gli Zoldani riuscirono a portare in valle questi protagonisti. Le foto dell'epoca testimoniano l'interesse e la partecipazione della popolazione: le strade si erano trasformate in una sorta di stadio dove tributare il proprio calore a quanti si apprestavano a difendere i colori dell'Italia all'olimpiade.
All'interno dello Sci Club intanto è sempre viva la questione sci nordico/sci alpino, e mentre alcuni sostengono la necessità di spingere per la costruzione di anelli per il fondo, altri sentono l'esigenza di insistere con decisione sull'alpino, realizzando i necessari impianti per collegamento con le valli vicine: prese di posizione diverse si vengono anche assumendo nei confronti del problema dell'impiantistica e del'organizzazione delle gare.
Da queste due diverse programmazioni del futuro prossimo e a medio termine della vita del sodalizio, conseguono anche due distinte impostazioni dell'attività organizzativa: da un lato la ricerca dell'assegnazione di prove zonali o nazionali di fondo, dall'altra la disponibilità ad ospitare i Club della pianura, oltre che la volontà di organizzare manifestazioni internazionali prestigiose.
La storia dice che hanno finito col realizzarsi, sia pure in tempi successi entrambe le proposte.
(tratto dal libro "Con Gli Sci in testa - un secolo di Storia dello sci in Val di Zoldo" a cura di Silvano Cavallet e Paolo Lazzarin, ©1997 Sci Club ValZoldana)