Storia// I Giochi della Gioventù del 1980
L'istituzione in Italia dei Giochi della Gioventù, nel 1970, rapresenta una decisa svolta rispetto al passato.
Prima, la politica nel nostro Paese vedeva nello sport - a voler essere benevoli - solamente uno strumento da sfruttare nelle celebrazioni ufficiali. Di interventi concreti, di diffusione dell'attività sportiva giovi le come investimento per un migliore futuro sociale, di allargarne della base dei praticanti, di costruzione di attrezzature destinate r solo a soddisfare gli sportivi "da tribuna", parlava solo qualche pioniere non di rado definito un visionario. La scelta di coniugare sport e cultura nei giovani fu senza dubbio una scelta coraggiosa. Oggi, a distanza di quasi trent'anni. si può concretamente discutere i risultati ottenuti siano stati pari alle attese, ma certamente noi può mettere in dubbio che sia stata una vera e propria rivoluzione storica.
I Giochi della Gioventù sono stati la porta attraverso la qual mondo giovanile ha avuto la possibilità di conoscere lo sport e, contempo, un'occasione di crescita per chi era chiamato a gestire le diverse fasi dei giochi stessi. Ai Giochi della Gioventù fu data una fìsionomia precisa, una scala che, attraverso le selezioni comunali, provinciali e regionali, sceglieva i giovani migliori che dovevano poi disputarsi la supremazia in campo nazionale. E se il primo passo, quello comunale, richiede impegno per il quale i diversi sodalizi sportivi locali erano già abbastanza preparati, le griglie successive esìgono qualità e disponibilità sempre maggiori. L'essere designati a organizzare la fase nazionale è una grande occasioni promozione e il riconoscimento di uno standard organizzativo prim'ordine.
Va letta senza dubbio in questa chiave l'assegnazione a Zoldo della fase nazionale dei Giochi della Gioventù Invernali 1980, l'undicesima della serie. Nelle corrispondenze intercorse vengono sottolineate le motivazioni che hanno determinato la scelta di una località che possiamo definire ancora marginale, rispetto ai grandi circuiti. I motivi vanno ricercati nella recente nascita di interessanti opportunità impiantistiche e, soprattutto, nella forza dello Sci Club Val Zoldana, forte di più di 400 tesserati che continuano a distinguersi per i risultati.
In valle arrivano così 431 atleti, giovani e giovanissi provenienti da 19 regioni (unica assente la Sardegna), ai quali dev essere aggiunti i tecnici, gli accompagnatori, genitori e parenti. giorno 4 del mese di marzo quando i Giochi vengono aperti, ma il lavoro degli organizzatori era cominciato ben molto tempo prima. Impianti, logistica, comunicazioni: tutto doveva essere controllato in modo che non vi fossero intoppi o contrattempi. All'inaugurazione ufficiale sono molte le autorità presenti, a conferma dell'importanza dell'avvenimento ; c'è Franco Carraro (presidente del Coni), che arriva da Cortina con la propria utilitaria e quasi non viene riconosciuto, c'è l'allora segretario generale (oggi presidente) del Coni, Mario Pescante, c'è Giorgio Temperilli, che rappresenta il Ministero della Pubblica Istruzione, e c'è Arrigo Cattai, numero uno della Fisi e vicepresidente del Coni, cui tocca il compito di dichiarare ufficialmente aperti i Giochi di fronte a una folla straripante.
I finalisti saranno impegnati nello sci nordico (192 atleti in gara, la componente più numerosa), nello sci alpino (183 concorrenti), nello slittino (38) e nel salto dal trampolino (18). La prevalenza numerica, com'è facile intuire, è data da atleti che provengono da piccoli c-muni di montagna, dove questa pratica sportiva è più diffusa. Il comune più piccolo in assoluto, come annotano le cronache, è Pietraporzio nel Cuneese, rappresentato da un'atleta di cui si parlerà anco-ra negli anni seguenti: Stefania Belmondo. Il partecipante più giovane è Stefano Venditti - dieci anni e pochi mesi - che arriva da Capracotta, in provincia di Isernia.
Vale la pena ricordare alcuni risultati delle prove, se non altro per il piacere di rileggere, a distanza di anni, i nomi di quanti hanno mantenuto le promesse.
Nel fondo, in campo maschile sì impone il bolzanino Fritz Passler, che precede di poco più di undici secondi il feltrino Tiziano Manfroi. Tra le ragazze la migliore risulta la trentina Consuelo Simion, ma quarta è un'atleta destinata poi a occupare spesso le cronache sportive: la friulana Gabriella Paruzzi.
Nelle prove di slalom gigante femminile (pista "Foppe": 980 metri di lunghezza, 240 di dislivello con 40 porte) il miglior tempo viene realizzato dalla vercellese Anna Tua.
Il gigante maschile mette in scena un finale da brivido; vince il bolzanino Karl Heinz Camper con due centesimi di margine sul compagno di colori Ivan Rieder e cinque sul bellunese Egon D'Andrea. Nei primi dieci ci sono anche Alberto Senigagliesi (quarto) e Roger Pramotton (decimo) che avranno un futuro con la maglia azzurra. Alle Serade di Zoldo Alto si tiene la prova di salto. Due concorrenti, il friulano Michele Martina e l'asiaghese Massimo Frison, realizzano due salti identici (20,5 e 19.5 metri) e il giudizio dei giudici di gara sullo stile premia Martina. Nello slittino (la pista è la "Cristelin". lunghezza 898 metri, dislivello 135 e una pendenza media del 14 per cento, che permette di raggiungere velocità notevoli), sembra che si stiano disputando due gare in una: da una parte i concorrenti altoatesini seguiti da vicino dagli aostani, e poi tutti gli altri.
In campo maschile si impone Felix Pirhofer davanti all'aostano Marco Lucat, che riesce a impedire l'en plein dei bolzanini. Sesto - tra l'entusiasmo del pubblico - Pietro Costantin. L'occupazione totale del podio riesce agli alto-atesini in campo femminile: Gerda Weissensteiner - già vincitrice dodici mesi prima in Valle d'Aosta e poi tantissime volte sul podio in tutto il mondo - è assolutamente inavvicinabile.
Nelle prove di staffetta (le formazioni sono preparate su base regionale) non era difficile pronosticare il successo del Trentino-Alto Adige. In campo femminile si impone la squadra 'A'; seconda, a soli 66 centesimi, la formazìone "A" del Veneto: al terzo posto la squadra 'A' del Piemonte, capitanata da Stefania Belmondo. In campo maschile, la squadra 'A' Trentino-Alto Adige precede la Lombardia "A' (guidata da Fabio Mai altro atleta di cui si tornerà a parlare) e il Veneto 'A' che tra gli e schiera un veronese timido ma testardo, come si vedrà negli anni successivi: Fulvio Valbusa.
Il bilancio finale dei Giochi è connotato dallo strapotere del Trentino Alto Adige, che conquista oltre il 50% delle medaglie, lasciando al resto dei concorrenti solo due ori dei nove in palio. Ma al di là degli aspetti tecnici in assoluto - certo interessanti, perchè la manifestazione ha fatto da trampolino di lancio per molti atleti e negli anni successivi, hanno fatto grande lo sci azzurro - l'undicesima edizione dei Giochi della Gioventù ha aperto la porta a una piccola valle che ha dimostrato competenza, volontà, aggregazione e spinto di sacrificio, ma anche una simpatìa e un'ospitalità davvero eccezionali.
Nei commenti degli addetti ai lavori, queste caratteristiche sono state più volte ripetute. Significativo, a questo proposito, l'intervento del presidente del Coni.
Franco Carraro: "Se l'aspetto tecnico è rilevante e va sottolineato, il significato più importante di questa manifestazione è lo spirito che l'informa: l'amicizia, la partecipazione, la solidarietà". E vero che Zoldo, appena affacciatasi sul grande mercato dell'offerta turistica invernale, aveva compreso che questo appuntamento era un'occasione irripetibile ma - come argutamente notava un commentatore - "..il calore non può essere programmato da nessuna velleità turistica o di altro tipo".
Non è un caso, allora, se coloro che sono stati chiamati a organizzare i successivi appuntamenti con i Giochi si sono rivolti alla gente della valle per avere indicazioni e suggerimenti, se a distanza di anni l'edizione della Valzoldana viene ancora considerata la migliore in assoluto, difficilmente ripetibile sia per le qualità tecnico-organizzative che per il calore della gente!
(tratto dal libro "Con Gli Sci in testa - un secolo di Storia dello sci in Val di Zoldo" a cura di Silvano Cavallet e Paolo Lazzarin, ©1997 Sci Club ValZoldana)
Prima, la politica nel nostro Paese vedeva nello sport - a voler essere benevoli - solamente uno strumento da sfruttare nelle celebrazioni ufficiali. Di interventi concreti, di diffusione dell'attività sportiva giovi le come investimento per un migliore futuro sociale, di allargarne della base dei praticanti, di costruzione di attrezzature destinate r solo a soddisfare gli sportivi "da tribuna", parlava solo qualche pioniere non di rado definito un visionario. La scelta di coniugare sport e cultura nei giovani fu senza dubbio una scelta coraggiosa. Oggi, a distanza di quasi trent'anni. si può concretamente discutere i risultati ottenuti siano stati pari alle attese, ma certamente noi può mettere in dubbio che sia stata una vera e propria rivoluzione storica.
I Giochi della Gioventù sono stati la porta attraverso la qual mondo giovanile ha avuto la possibilità di conoscere lo sport e, contempo, un'occasione di crescita per chi era chiamato a gestire le diverse fasi dei giochi stessi. Ai Giochi della Gioventù fu data una fìsionomia precisa, una scala che, attraverso le selezioni comunali, provinciali e regionali, sceglieva i giovani migliori che dovevano poi disputarsi la supremazia in campo nazionale. E se il primo passo, quello comunale, richiede impegno per il quale i diversi sodalizi sportivi locali erano già abbastanza preparati, le griglie successive esìgono qualità e disponibilità sempre maggiori. L'essere designati a organizzare la fase nazionale è una grande occasioni promozione e il riconoscimento di uno standard organizzativo prim'ordine.
Va letta senza dubbio in questa chiave l'assegnazione a Zoldo della fase nazionale dei Giochi della Gioventù Invernali 1980, l'undicesima della serie. Nelle corrispondenze intercorse vengono sottolineate le motivazioni che hanno determinato la scelta di una località che possiamo definire ancora marginale, rispetto ai grandi circuiti. I motivi vanno ricercati nella recente nascita di interessanti opportunità impiantistiche e, soprattutto, nella forza dello Sci Club Val Zoldana, forte di più di 400 tesserati che continuano a distinguersi per i risultati.
In valle arrivano così 431 atleti, giovani e giovanissi provenienti da 19 regioni (unica assente la Sardegna), ai quali dev essere aggiunti i tecnici, gli accompagnatori, genitori e parenti. giorno 4 del mese di marzo quando i Giochi vengono aperti, ma il lavoro degli organizzatori era cominciato ben molto tempo prima. Impianti, logistica, comunicazioni: tutto doveva essere controllato in modo che non vi fossero intoppi o contrattempi. All'inaugurazione ufficiale sono molte le autorità presenti, a conferma dell'importanza dell'avvenimento ; c'è Franco Carraro (presidente del Coni), che arriva da Cortina con la propria utilitaria e quasi non viene riconosciuto, c'è l'allora segretario generale (oggi presidente) del Coni, Mario Pescante, c'è Giorgio Temperilli, che rappresenta il Ministero della Pubblica Istruzione, e c'è Arrigo Cattai, numero uno della Fisi e vicepresidente del Coni, cui tocca il compito di dichiarare ufficialmente aperti i Giochi di fronte a una folla straripante.
I finalisti saranno impegnati nello sci nordico (192 atleti in gara, la componente più numerosa), nello sci alpino (183 concorrenti), nello slittino (38) e nel salto dal trampolino (18). La prevalenza numerica, com'è facile intuire, è data da atleti che provengono da piccoli c-muni di montagna, dove questa pratica sportiva è più diffusa. Il comune più piccolo in assoluto, come annotano le cronache, è Pietraporzio nel Cuneese, rappresentato da un'atleta di cui si parlerà anco-ra negli anni seguenti: Stefania Belmondo. Il partecipante più giovane è Stefano Venditti - dieci anni e pochi mesi - che arriva da Capracotta, in provincia di Isernia.
Vale la pena ricordare alcuni risultati delle prove, se non altro per il piacere di rileggere, a distanza di anni, i nomi di quanti hanno mantenuto le promesse.
Nel fondo, in campo maschile sì impone il bolzanino Fritz Passler, che precede di poco più di undici secondi il feltrino Tiziano Manfroi. Tra le ragazze la migliore risulta la trentina Consuelo Simion, ma quarta è un'atleta destinata poi a occupare spesso le cronache sportive: la friulana Gabriella Paruzzi.
Nelle prove di slalom gigante femminile (pista "Foppe": 980 metri di lunghezza, 240 di dislivello con 40 porte) il miglior tempo viene realizzato dalla vercellese Anna Tua.
Il gigante maschile mette in scena un finale da brivido; vince il bolzanino Karl Heinz Camper con due centesimi di margine sul compagno di colori Ivan Rieder e cinque sul bellunese Egon D'Andrea. Nei primi dieci ci sono anche Alberto Senigagliesi (quarto) e Roger Pramotton (decimo) che avranno un futuro con la maglia azzurra. Alle Serade di Zoldo Alto si tiene la prova di salto. Due concorrenti, il friulano Michele Martina e l'asiaghese Massimo Frison, realizzano due salti identici (20,5 e 19.5 metri) e il giudizio dei giudici di gara sullo stile premia Martina. Nello slittino (la pista è la "Cristelin". lunghezza 898 metri, dislivello 135 e una pendenza media del 14 per cento, che permette di raggiungere velocità notevoli), sembra che si stiano disputando due gare in una: da una parte i concorrenti altoatesini seguiti da vicino dagli aostani, e poi tutti gli altri.
In campo maschile si impone Felix Pirhofer davanti all'aostano Marco Lucat, che riesce a impedire l'en plein dei bolzanini. Sesto - tra l'entusiasmo del pubblico - Pietro Costantin. L'occupazione totale del podio riesce agli alto-atesini in campo femminile: Gerda Weissensteiner - già vincitrice dodici mesi prima in Valle d'Aosta e poi tantissime volte sul podio in tutto il mondo - è assolutamente inavvicinabile.
Nelle prove di staffetta (le formazioni sono preparate su base regionale) non era difficile pronosticare il successo del Trentino-Alto Adige. In campo femminile si impone la squadra 'A'; seconda, a soli 66 centesimi, la formazìone "A" del Veneto: al terzo posto la squadra 'A' del Piemonte, capitanata da Stefania Belmondo. In campo maschile, la squadra 'A' Trentino-Alto Adige precede la Lombardia "A' (guidata da Fabio Mai altro atleta di cui si tornerà a parlare) e il Veneto 'A' che tra gli e schiera un veronese timido ma testardo, come si vedrà negli anni successivi: Fulvio Valbusa.
Il bilancio finale dei Giochi è connotato dallo strapotere del Trentino Alto Adige, che conquista oltre il 50% delle medaglie, lasciando al resto dei concorrenti solo due ori dei nove in palio. Ma al di là degli aspetti tecnici in assoluto - certo interessanti, perchè la manifestazione ha fatto da trampolino di lancio per molti atleti e negli anni successivi, hanno fatto grande lo sci azzurro - l'undicesima edizione dei Giochi della Gioventù ha aperto la porta a una piccola valle che ha dimostrato competenza, volontà, aggregazione e spinto di sacrificio, ma anche una simpatìa e un'ospitalità davvero eccezionali.
Nei commenti degli addetti ai lavori, queste caratteristiche sono state più volte ripetute. Significativo, a questo proposito, l'intervento del presidente del Coni.
Franco Carraro: "Se l'aspetto tecnico è rilevante e va sottolineato, il significato più importante di questa manifestazione è lo spirito che l'informa: l'amicizia, la partecipazione, la solidarietà". E vero che Zoldo, appena affacciatasi sul grande mercato dell'offerta turistica invernale, aveva compreso che questo appuntamento era un'occasione irripetibile ma - come argutamente notava un commentatore - "..il calore non può essere programmato da nessuna velleità turistica o di altro tipo".
Non è un caso, allora, se coloro che sono stati chiamati a organizzare i successivi appuntamenti con i Giochi si sono rivolti alla gente della valle per avere indicazioni e suggerimenti, se a distanza di anni l'edizione della Valzoldana viene ancora considerata la migliore in assoluto, difficilmente ripetibile sia per le qualità tecnico-organizzative che per il calore della gente!
(tratto dal libro "Con Gli Sci in testa - un secolo di Storia dello sci in Val di Zoldo" a cura di Silvano Cavallet e Paolo Lazzarin, ©1997 Sci Club ValZoldana)