Storia // Il Parallelo Notturno
Oggi, sotto la spinta di esigenze ufficialmente chiamate "spettacolari", ma più prosaicamente commerciali, si punta a concentrare spazio e tempo di ogni tipo di manifestazione, sportiva e non.
Ma nella storia dello Sci Club Val Zoldana c'è stato un interessante prodromo a questa tendenza a metà degli anni Settanta, fatto esclusivamente nell'interesse dello spettatore. In quegli anni lo sci nordico si stava conquistando uno spazio sempre più ampio sui mezzi di comunicazione e i nomi dei grandi campioni circolavano ormai sulle bocche di tanti appassionati.
Le vittorie erano ancora appannaggio riservato agli atleti nordici, ma perché non provare almeno a invitare a una gara in valle i migliori rappresentanti italiani di questo sport, atleti che sono poi espressione delle vallate alpine e di quelle dolomitiche in particolare?
Subito l'idea prende corpo, fidando nelle comprovate capacità organizzative dello Sci Club, e più in generale di tutti coloro che vi ruotano attorno; il coordinamento, affidato a Merino Mattiuzzi e Demetrio Mosena, è una garanzia di puntuale ese cuzione anche di questo progetto. Partono così gli inviti e le risposte arrivano a stretto giro di posta.
Il regolamento di gara è semplice ma efficace, proprio quello che serve per garantire il successo della manifestazione. Lo scenario è quello di Campo, dove l'anello della pista è illuminato e misura 1200 metri, permettendo la perfetta visione di ogni fase della gara. Viene fatta una selezione iniziale, articolata su un giro della pista, per stabilire i 32 migliori tempi, poi si svolge la gara a eliminazione diretta - primo contro trentaduesimo, secondo contro trentunesimo e così via - per arrivare ai quattro finalisti. A questo punto entra in scena la sorte per stabilire gli accoppiamenti: i primi due sorteggiati si contenderanno la vittoria finale in una lunghissima volata di due giri del tracciato. Agli altri due la consolazione di gareggiare per il terzo gradino del podio.
È mercoledì 21 gennaio 1976 quando si tiene a battesimo la prima edizione del "Parallelo Notturno". Si tratta di una sorta di prova generale - al via sono molti gli atleti di casa - che ha un alfiere d'eccezione, un piccolo, grande uomo di cui si comincia solo ora a sentir parlare, nonostante l'età non sia proprio verdissima. Il suo nome è Maurilio De Zolt, destinato a entrare poi a vele spiegate nel gotha del fondismo mondiale.
Neanche a dirlo è proprio il "Grillo" di Presenaio ad aggiudicarsi la vittoria finale, superando nel doppio giro conclusivo Denis Orsingher, portacolori del Gruppo Sportivo Castionese. Il primo degli atleti di casa, Aldo Costantin, è buon quarto tra gli applausi della folla. L'anno successivo arrivano in forza anche gli atleti dei corpi militari.
La parte del leone la fanno i Forestali, che piazzano tre rappresentanti ai primi tre posti della classifica finale: al termine di un lungo sprint si impone Daniele Doriguzzi, che precede di un'inezia De Francesco. L'idea di un simile tipo di gara - come detto, semplice e per questo efficace - trova ampi consensi e la sua fama si diffonde con una rapidità che, forse, sorprende gli stessi organizzatori. La riprova arriva occasione delia terza edizione, quando sulla scena irrompono gli stianieri, anche grazie ai buoni uffici di Cesare De Pellegrin,. infaticabile nel tessere i contatti con i "miti" scandinavi.
Le iscrizioni arrivano a sfiorare la sessantina di unità e i nomi di prestigio sono tanti. Le eliminatorie restringono via via il numero degli atleti, impegnati al massimo sotto la spinta di un vero e proprio tifo da stadio da parte della folla accalcata nella piana di Campo. La finale è tutta svedese con Tommj Frost e Soren Petterson che disputano una gara tirata e emozionante, viva fin sul filo di lana per la conquista del trofeo.
Al via della quarta edizione la pattuglia degli atleti stranieri è ancora più folta. Ma le caratteristiche della gara, nervosa e carica di insidie non vengono interpretate nel migliore dei modi dagli scandinavi, e escono di scena fin dalla prime fasi. Tre dei quattro migliori sono atleti del Corpo Forestale e qualcuno prevede la replica della seconda edizione.
Ma il quarto della compagnia non è d'accordo su questa prospettiva e si mette d'impegno per sfatare i pronostici; e siccome si chiama Maurilio De Zolt, l'impresa gli riesce.
Il 1980 passa nella storia del Parallelo per una particolarità: vi si disputano, infatti, due edizioni. La prima va in scena a gennaio con la partecipazione degli atleti sovietici. Sono due i rappresentanti dell'altro grande polo - oltre la Scandinavia - del fondismo mondiale e la finale è questione loro riservata. Vince Ivan Garanin con poco meno di un secondo di vantaggio su Alexander Jurasov. L'onore azzurro è salvato da Riccardo De Bertolis (terzo) e dal bellunese Patrizio Deola (quarto).
II successivo appuntamento figura in calendario per dicembre e a Campo sfila uno dei mostri sacri del fondo di ogni tempo: il finlandese Juha Mieto, che non conosce rivali. Per la prima volta (accadrà ancora nell'ultima edizione del 1985) un azzurro non riesce a inserirsi tra i migliori quattro della classifica finale.
Passa solo un mese e, ritornando alla tradizionale collocazione di gennaio, si disputa la settima edizione, che sfonda quota sessanta nel numero dei partecipanti. Sono tornati gli atleti sovietici, che ripetono, pari pari, l'impresa di dodici mesi prima. Quarto è Daniele Doriguzzi, che torna a farsi notare nei quartieri nobili della classifica.
L'ottavo appuntamento - inserito nel calendario F.I.S. - presenta al via ben settantaquattro concorrenti. A sorpresa, sono i fondisti austriaci a mettere in fila la lunga teoria dei pretendenti alla vittoria. La finale viene disputata tra Peter Juric e Peter Schwendinger, che eliminano in semifinale Giorgio Vanzetta e Gianpaolo Rupil.
Anche il 1983 è un anno da ricordare nella storia del "parallelo", ma per altri motivi: la neve non ne vuole sapere di cadere e, nonostante gli sforzi degli organizzatori, la manifestazione deve essere annullata. Una tegola non indifferente, che avrebbe probabilmente messo a terra altre realtà.
Non è, però, il caso dello Sci Club Val Zoldana che riparte con immutata, forse anzi accresciuta lena, per preparare l'edizione 1984.
La pattuglia straniera è meno numerosa del solito, ma la qualità è quella di sempre. Sono tre svedesi, con Bengt Hassis in testa, che monopolizzano l'attenzione del pubblico e che occupano i primi tre posti. Quarto finisce l'italiano Werner Kiem. Lo svedese ci ha evidentemente preso gusto e torna l'anno successivo per confermare il suo eccellente stato di forma e appaiare De Zolt e Garanin a quota due successi individuali. Alle sue spalle ben tre compagni di squadra. Poco onore per gli azzurri, che si fermano alla quinta piazza, conquistata da Enrico Taufer.
Questa è anche l'ultima edizione del "Parallelo Notturno". E se rimane un più che legittimo rammarico, va detto che si è trattato di una esperienza incredibile: un formidabile contributo alla diffusione della passione per questa disciplina sportiva, destinata a rimpinguare in maniera imprevedibile il medagliere azzurro negli anni successivi.
(tratto dal libro "Con Gli Sci in testa - un secolo di Storia dello sci in Val di Zoldo" a cura di Silvano Cavallet e Paolo Lazzarin, ©1997 Sci Club ValZoldana)
Ma nella storia dello Sci Club Val Zoldana c'è stato un interessante prodromo a questa tendenza a metà degli anni Settanta, fatto esclusivamente nell'interesse dello spettatore. In quegli anni lo sci nordico si stava conquistando uno spazio sempre più ampio sui mezzi di comunicazione e i nomi dei grandi campioni circolavano ormai sulle bocche di tanti appassionati.
Le vittorie erano ancora appannaggio riservato agli atleti nordici, ma perché non provare almeno a invitare a una gara in valle i migliori rappresentanti italiani di questo sport, atleti che sono poi espressione delle vallate alpine e di quelle dolomitiche in particolare?
Subito l'idea prende corpo, fidando nelle comprovate capacità organizzative dello Sci Club, e più in generale di tutti coloro che vi ruotano attorno; il coordinamento, affidato a Merino Mattiuzzi e Demetrio Mosena, è una garanzia di puntuale ese cuzione anche di questo progetto. Partono così gli inviti e le risposte arrivano a stretto giro di posta.
Il regolamento di gara è semplice ma efficace, proprio quello che serve per garantire il successo della manifestazione. Lo scenario è quello di Campo, dove l'anello della pista è illuminato e misura 1200 metri, permettendo la perfetta visione di ogni fase della gara. Viene fatta una selezione iniziale, articolata su un giro della pista, per stabilire i 32 migliori tempi, poi si svolge la gara a eliminazione diretta - primo contro trentaduesimo, secondo contro trentunesimo e così via - per arrivare ai quattro finalisti. A questo punto entra in scena la sorte per stabilire gli accoppiamenti: i primi due sorteggiati si contenderanno la vittoria finale in una lunghissima volata di due giri del tracciato. Agli altri due la consolazione di gareggiare per il terzo gradino del podio.
È mercoledì 21 gennaio 1976 quando si tiene a battesimo la prima edizione del "Parallelo Notturno". Si tratta di una sorta di prova generale - al via sono molti gli atleti di casa - che ha un alfiere d'eccezione, un piccolo, grande uomo di cui si comincia solo ora a sentir parlare, nonostante l'età non sia proprio verdissima. Il suo nome è Maurilio De Zolt, destinato a entrare poi a vele spiegate nel gotha del fondismo mondiale.
Neanche a dirlo è proprio il "Grillo" di Presenaio ad aggiudicarsi la vittoria finale, superando nel doppio giro conclusivo Denis Orsingher, portacolori del Gruppo Sportivo Castionese. Il primo degli atleti di casa, Aldo Costantin, è buon quarto tra gli applausi della folla. L'anno successivo arrivano in forza anche gli atleti dei corpi militari.
La parte del leone la fanno i Forestali, che piazzano tre rappresentanti ai primi tre posti della classifica finale: al termine di un lungo sprint si impone Daniele Doriguzzi, che precede di un'inezia De Francesco. L'idea di un simile tipo di gara - come detto, semplice e per questo efficace - trova ampi consensi e la sua fama si diffonde con una rapidità che, forse, sorprende gli stessi organizzatori. La riprova arriva occasione delia terza edizione, quando sulla scena irrompono gli stianieri, anche grazie ai buoni uffici di Cesare De Pellegrin,. infaticabile nel tessere i contatti con i "miti" scandinavi.
Le iscrizioni arrivano a sfiorare la sessantina di unità e i nomi di prestigio sono tanti. Le eliminatorie restringono via via il numero degli atleti, impegnati al massimo sotto la spinta di un vero e proprio tifo da stadio da parte della folla accalcata nella piana di Campo. La finale è tutta svedese con Tommj Frost e Soren Petterson che disputano una gara tirata e emozionante, viva fin sul filo di lana per la conquista del trofeo.
Al via della quarta edizione la pattuglia degli atleti stranieri è ancora più folta. Ma le caratteristiche della gara, nervosa e carica di insidie non vengono interpretate nel migliore dei modi dagli scandinavi, e escono di scena fin dalla prime fasi. Tre dei quattro migliori sono atleti del Corpo Forestale e qualcuno prevede la replica della seconda edizione.
Ma il quarto della compagnia non è d'accordo su questa prospettiva e si mette d'impegno per sfatare i pronostici; e siccome si chiama Maurilio De Zolt, l'impresa gli riesce.
Il 1980 passa nella storia del Parallelo per una particolarità: vi si disputano, infatti, due edizioni. La prima va in scena a gennaio con la partecipazione degli atleti sovietici. Sono due i rappresentanti dell'altro grande polo - oltre la Scandinavia - del fondismo mondiale e la finale è questione loro riservata. Vince Ivan Garanin con poco meno di un secondo di vantaggio su Alexander Jurasov. L'onore azzurro è salvato da Riccardo De Bertolis (terzo) e dal bellunese Patrizio Deola (quarto).
II successivo appuntamento figura in calendario per dicembre e a Campo sfila uno dei mostri sacri del fondo di ogni tempo: il finlandese Juha Mieto, che non conosce rivali. Per la prima volta (accadrà ancora nell'ultima edizione del 1985) un azzurro non riesce a inserirsi tra i migliori quattro della classifica finale.
Passa solo un mese e, ritornando alla tradizionale collocazione di gennaio, si disputa la settima edizione, che sfonda quota sessanta nel numero dei partecipanti. Sono tornati gli atleti sovietici, che ripetono, pari pari, l'impresa di dodici mesi prima. Quarto è Daniele Doriguzzi, che torna a farsi notare nei quartieri nobili della classifica.
L'ottavo appuntamento - inserito nel calendario F.I.S. - presenta al via ben settantaquattro concorrenti. A sorpresa, sono i fondisti austriaci a mettere in fila la lunga teoria dei pretendenti alla vittoria. La finale viene disputata tra Peter Juric e Peter Schwendinger, che eliminano in semifinale Giorgio Vanzetta e Gianpaolo Rupil.
Anche il 1983 è un anno da ricordare nella storia del "parallelo", ma per altri motivi: la neve non ne vuole sapere di cadere e, nonostante gli sforzi degli organizzatori, la manifestazione deve essere annullata. Una tegola non indifferente, che avrebbe probabilmente messo a terra altre realtà.
Non è, però, il caso dello Sci Club Val Zoldana che riparte con immutata, forse anzi accresciuta lena, per preparare l'edizione 1984.
La pattuglia straniera è meno numerosa del solito, ma la qualità è quella di sempre. Sono tre svedesi, con Bengt Hassis in testa, che monopolizzano l'attenzione del pubblico e che occupano i primi tre posti. Quarto finisce l'italiano Werner Kiem. Lo svedese ci ha evidentemente preso gusto e torna l'anno successivo per confermare il suo eccellente stato di forma e appaiare De Zolt e Garanin a quota due successi individuali. Alle sue spalle ben tre compagni di squadra. Poco onore per gli azzurri, che si fermano alla quinta piazza, conquistata da Enrico Taufer.
Questa è anche l'ultima edizione del "Parallelo Notturno". E se rimane un più che legittimo rammarico, va detto che si è trattato di una esperienza incredibile: un formidabile contributo alla diffusione della passione per questa disciplina sportiva, destinata a rimpinguare in maniera imprevedibile il medagliere azzurro negli anni successivi.
(tratto dal libro "Con Gli Sci in testa - un secolo di Storia dello sci in Val di Zoldo" a cura di Silvano Cavallet e Paolo Lazzarin, ©1997 Sci Club ValZoldana)